Sebbene si pensi che il marketing emozionale sia una tecnica persuasiva dei giorni nostri, viaggiando nel tempo si può vedere come già 300 anni fa si faceva leva sul cuore dei potenziali compratori per vendere prodotti.
Il marketing emozionale ha, infatti, radici profonde ed è stato capace di coinvolgere e incantare le masse, ai tempi in cui “diffidare” era un verbo non troppo comune.
L’abilità di scrivere ha sempre rappresentato un elemento cruciale. Torniamo indietro di 200 anni per esaminare la forma di pubblicità che caratterizzava il Far West. Un uomo fa il suo ingresso in città, una piccola boccetta in mano, circondato da una folla nella piazza principale..
L’arte del marketing emozionale
Stiamo parlando di Clark Stanley, un’erborista e medico americano, che iniziò la sua carriera da venditore grazie alla sua “medicina” miracolosa, conosciuta come “Snake Oil” (olio di serpente).
Egli proclama, con fervore, la straordinaria potenza del suo unguento, capace di curare ogni malattia e restituire vigore, sonno e amore in soli 10 giorni. Il tutto è avvolto da un’offerta imperdibile: “SOLO OGGI”.
In un’epoca in cui la verifica delle notizie era un lusso che pochi potevano permettersi, è cruciale comprendere che era la narrazione, e non gli ingredienti, a essere venduta con successo. Ammaliare, coinvolgere, persuadere erano le vere armi delle vendite più proficue.
Quando le persone si rendevano conto di essere state ingannate, era troppo tardi. Il venditore aveva già fatto le valigie e si dirigeva verso un’altra città, pronto a replicare la stessa storia.
Potremmo pensare che questa storia sia lontana dal marketing moderno, ma la manipolazione emotiva rimane costante attraverso i secoli.
Il Far West e l’Arte di Sedurre
Ma l’olio di serpente cos’era?
Stiamo parlando di un prodotto che era già noto nella Cina della seconda metà dell’800 come olio di serpente di mare (il Krait), un rettile velenoso dell’Oceano Pacifico che aveva effetti curativi simili all’Omega3 di oggi.
Gli immigrati orientali lo portavano con se in occidente, dato che il duro lavoro dei tempi, portava strascichi nel fisico delle persone. Artrite, mal di schiena e affaticamento erano i sintomi più comuni e l’olio di serpente sembrava essere la soluzione ideale.
Visto il grande successo che l’olio stava avendo nelle terre americane, presto venne spacciato come una segreta e antica cura dei nativi americani. Molti cercarono di accaparrarsi qualche boccetta. Tra questi c’era Clark Stanley.
Serpente in bocca, verità fuori
Clark viene, dunque, a conoscenze della medicina miracolosa che stava inondando le menti delle persone in quel periodo.
Quando capì l’importanza di quel prodotto e la possibilità di trasformarlo in denaro prese la palla in balzo. Si mise in società con un farmacista locale e ricreò l’unguento.
Dato che di serpenti cinesi, in America, ce n’erano ben pochi, Stanley si concentrò sui rettili che più somigliavano al Krait: il serpente a sonagli che, successivamente, gli regalò la nomina di “re dei serpenti a sonagli”.
Nasce “l’olio di serpente di Clark Stanley”, un prodotto inutile ma che prometteva una cura contro qualsiasi male, dalla gotta alla sciatica, dalla tosse al mal di denti.
Le persone si lasciavano ammaliare dalle parole del venditore, dal suo modo di raccontare il prodotto, dalle offerte imperdibili e dalla promessa di una vita più sana.
Quando Stanley presentò il suo prodotto alla “World Columbia Exposition” di Chicago del 1893, l’olio era diventato un vero e proprio brand dell’industria dei cosmetici del Far West.
Il marketing emozionale tra la truffa e l’etica
Oggi, il marketing ha compiuto passi da gigante nel campo dell’emozione del consumatore, ma in maniera più etica.
L’emozione continua a essere il motore delle decisioni d’acquisto e i marketers continuano a sfruttare la psicologia del consumatore per creare connessioni emotive con i prodotti e i servizi offerti.
Le campagne di marketing emozionale moderne non cercano solo di vendere un prodotto o un servizio, ma di raccontare una storia, di suscitare sensazioni autentiche e di creare un’esperienza coinvolgente.
Gli annunci pubblicitari non si limitano più a elencare le caratteristiche tecniche di un prodotto, ma cercano di trasmettere come quel prodotto possa migliorare la vita dei consumatori e soddisfare i loro bisogni emotivi.
I social media e le piattaforme digitali hanno amplificato ulteriormente il potere del marketing emozionale.
Le aziende possono ora raggiungere il loro pubblico in modo più diretto ed emotivamente coinvolgente attraverso video virali, storie coinvolgenti e interazioni dirette.
Questo ha reso il consumatore ancora più connesso alle marche, poiché possono vedere e partecipare alle storie che esse raccontano.
L’etica ha assunto un ruolo centrale nell’evoluzione del marketing emozionale. Le aziende si rendono conto che l’uso scorretto delle emozioni può danneggiare la loro reputazione e alienare i clienti.
Pertanto, molte aziende adottano approcci etici nel coinvolgimento emotivo, cercando di costruire relazioni basate sulla fiducia e sulla trasparenza.
Ma la capacità di creare connessioni emotive autentiche con i consumatori rimane una delle sfide più intriganti e gratificanti per i marketers moderni e il successo o meno della sfida dipende dal tipo di storia che viene raccontata.
PaoloMa – Copywriter e Social Media Manager